Ciao a tutti, oggi mi è venuta in mente un' idea, ispirata da un libro che ho letto tempo fa: si tratta di una storia che inizia in modo semplice e ordinario e continua seguendo le idee di tutti i lettori, quindi vorrei ricreare questa situazione, in cui io inizierò la storia e voi mi darete delle idee per continuarla. Il commento con più "mi piace" sarà il continuo della storia. Ditemi se l' idea vi piace, aspetto risposte, Gimmao
Commenti
Federica vuole fare la scrittrice e Sarah la babysitter, anche se coltiva una passione per la musica.
Cosa può succedere ora? Se vi viene un' idea scrivete pure
Come sembrano felici, loro hanno un padre e una madre che gli vogliono bene, e io devo stare qui sola con mia sorella, ad ammazzarmi di compiti, scuola e lavoro per pagare le bollette
Infatti Federica e Sarah vivono da sole, poichè i loro genitori le hanno abbandonate da piccole, e da lì sono cresciute in un' orfanotrofio
Nn fa niente se nn hai idee, il racconto è fatto per leggere e per scrivere, puoi fare entrambi o solo una delle due cose
Anna era una delle due donne che badavano a noi, aveva una passione per i fornelli, sottolineata da un peso piuttosto elevato, aveva i capelli scuri raccolti nell' acconciatura che tutte le donne dovevano portare lì. Elizabeth era più giovane, rossa e magra, una mamma per tutti noi.
Poi c'era Tina: una delle orfane, un' adolescente con pelle e capelli scuri, Giacomo, un orfanello biondo e timido, l' avevo paragonato ad una marmotta. Infine c' eravamo io e Sarah: nn avevamo gli stessi genitori, ma eravamo talmente amiche da chiamarci sorelle, siamo andate a vivere come coinquiline per nn separarci, gli altri sono stati adottati, chissà come stanno Anna ed Elizabeth
Federica continua a pensare e intanto passa il tempo...
PER FAVORE DATEMI UN CONTINUO, IL MIO LIVELLO DI FANTASIA RAGGIUNGE VELOCEMENTE LO 0% ciao a tutti
pensa Federica tra se e se...
...in fondo oggi Sarah ha i corsi serali e sarebbe ora che andassi a trovare le mie vecchie coinquiline...
così cerca l' indirizzo dell' orfanotrofio, che pare cambiato e lo raggiunge col bus, si ritrova davanti a una piccola casa rosa e verde, il cartello dice "Orfanotrofio Roseto Felice", Federica bussa e dalla porta a vetri esce una faccia conosciuta, anche se un pelino invecchiata, Elizabeth e Federica si abbracciano, subito esce anche Anna, anche lei accoglie Fede con un grande abbraccio. Iniziano a parlare
Anna: allora Fede, dove sei stata tutto questo tempo, non sei mai passata a trovarci! Dove eri finita!?
Federica: anche tu mi sei mancata Anna... Ho trovato casa in città e mi sono trasferita con Sarah.
Anna: Non l' hai ancora strangolata? Mi pare strano da parte tua...
Federica: tutto a suo tempo!
Tutte: ahahahahahahahahahah
Anna: non ti manca il senso dell' umorismo vedo!
Federica: ho preso da te!
Elisabeth: dai, sempre a ridere, parliamo di cose serie ogni tanto... ahaha non so cosa sto dicendo scusate!
Federica: ahahahah
Anna: ahahahahah
Continuano così per un bel po', il tempo passa e si fa sera, Fede deve andare a casa...
Federica: tornerò presto, lo prometto.
Anna ed Elisabeth: ciaooo!!!
così, mentre Fede torna a casa, ripensa alla chiacchierata con le due suore: in quelle due ore ne hanno parlato di così tanto, le signore le hanno parlato della loro ospite, Helene, pare che prima fossero in tre in quella casetta: Denise, Gaia ed Helene, le due bambine erano state adottate, ma sembrava che nessuno volesse prendere sotto la propria ala la piccola Helene, che dopo aver salutato le sue amiche e aver capito che nessuno la la voleva si era chiusa sempre più in se stessa, fino al non parlare più con nessuno e scappare via ogni volta che qualcuno entrava nella stanza. Dopo aver superato questa fase, era diventa una bambina ribelle e solitaria, non faceva i compiti, rompeva i giocattoli e non mangiava mai insieme ad Anna ed Elisabeth, sembrava odiarle, Elisabeth aveva provato a parlarle qualche volta, ma non c' era nulla da fare, oltre che aspettare qualcuno che l' adottasse. Fede è davanti alla porta di casa e pensa ancora ad Helene, sa come ci si sente a vivere in un orfanotrfio,
ma non come ci si sente a vivere in un orfanotrofio senza bambini.